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Il settore dei rifiuti in Sicilia è “sporco”. La procura di Palermo ha aperto una mega indagine ad ampio raggio su quanto sta accadendo nell’Isola, dalle gare anomale agli affidamenti diretti prorogati per anni, passando per il trattamento all’ingresso delle discariche. Un settore d’oro, quello dell’immondizia di Sicilia, che muove 1,2 miliardi di euro, tra raccolta e discariche, scatenando appetiti fortissimi che portano i sindaci a subire pressioni e minacce, specie quando denunciano le infiltrazioni mafiose. Spulciando i verbali allegati alla relazione della commissione parlamentare nazionale d’inchiesta sul fenomeno dei rifiuti ci si rende conto di quanto la situazione nell’Isola sia delicata.

Un intero capitolo è dedicato alle «denunce dei sindaci», e quanto messo a verbale dai primi cittadini è inquietante. La commissione ha convocato i sindaci dopo una relazione del prefetto di Catania che scrive: «Una indagine della Direzione investigativa antimafia ha consentito di accertare l’infiltrazione di elementi di spicco della criminalit  organizzata nel territorio etneo nella gestione dei rifiuti nell’appalto bandito dall’Ato Joniambiente». Lo stesso prefetto aggiunge: «Nello scorso mese di novembre alcuni sindaci del comprensorio preoccupati dagli atti intimidatori subiti negli ultimi mesi da alcuni di loro, hanno chiesto un incontro in prefettura. Gli stessi amministratori hanno ritenuto di evidenziare che tali gravi episodi potrebbero essere ricondotti al settore della gestione dei rifiuti ».

Il sindaco di Santa Maria di Licodia, Carmelo Mastroianni, ha dichiarato alla commissione: «Sono stato uno dei primi sindaci di questo territorio ad avere un danno all’automobile, che mi è stata bruciata». Le indagini non hanno portato a nulla, ma per la commissione non c’è dubbio: «Nel mese di maggio viene bruciato un compattatore della ditta che raccoglie rifiuti nel Comune e alla fine del mandato l’impresa comunica al sindaco che non intendeva proseguire nel servizio e viene sostituita da una impresa di Messina. Ebbene, in considerazione della tempistica delle minacce e degli atti posti in essere dal sindaco, l’ipotesi investigativa non può che ricondursi alla volont  di condizionare il sistema di affidamento del servizio di raccolta rifiuti», scrive la commissione.

Il sindaco di Adrano, Giuseppe Ferrante, non usa giri di parole: «Faccio il sindaco da sette anni e posso dire che il sistema rifiuti in Sicilia è totalmente o quasi controllato dalle organizzazioni malavitose. Dico questo perch© noi facciamo regolarmente delle gare, ma alle gare non partecipano più di una o due aziende. Questo significa che si fa cartello. L’azienda che lavora ad Adrano è in amministrazione controllata e ha gi  subito danni notevoli: hanno distrutto autocompattatori, hanno sparato all’interno del cantiere. La mafia c’è a tutti i livelli: anche i netturbini vengono spesso indicati dalle famiglie malavitose: tra i 60 dipendenti che abbiamo ad Adrano, il 10 per cento sono stati indicati dalle famiglie malavitose». Alla domanda della commissione se anche lui ha ricevuto minacce, Ferrante ha risposto: «S¬, mi è stata bruciata la macchina. Non posso dire che me l’ha bruciata il sistema rifiuti, penso per² che provenga tutto da l¬». Anche al sindaco di Biancavilla, Giuseppe Glorioso, hanno danneggiato l’auto e pure lui punta il dito sul sistema rifiuti. E pure il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, ha denunciato intimidazioni, mentre il collega di Belpasso, Carlo Caputo, è stato netto: «Intimidazioni ad oggi non ne ho avute, per², lo ripeto, sono terrorizzato per quanto riguarda il servizio ». Il settore dei rifiuti in Sicilia è davvero “sporco”.